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L’estate fa bene all’Amore. È cosa risaputa.
Le coppie consolidate rinnovano il loro sentimento grazie al tempo libero, al relax e ai piccoli vizi che si possono concedere nel periodo di ferie.
Chi è single ed è alla ricerca della propria anima gemella può invece sfoderare appieno le proprie abilità nell’arte del corteggiamento.
Ma quali sono gli indicatori non verbali – seri e oggettivi – che ci rivelano il reale interesse dell’altro, e quali invece devono metterci in allerta?
“Mordersi le labbra”, “accarezzarsi i capelli”, “mostrare i polsi” o una “muscolatura tonica”, o “accavallare le gambe in direzione dell’interlocutore quando ci si siede”… i manuali sulla comunicazione non verbale e internet sono spesso ricolmi di bufale generalizzate ma non verificate sul piano scientifico, e che tendono a ridurre a semplici inferenze “se fa questo gesto… allora le/gli piaci” il complesso mondo delle emozioni e dei comportamenti.
Quando si parla di emozioni e sentimenti spesso è impossibile desumere da un singolo gesto, da una postura, o da un singolo avvicinamento dell’interlocutore (prossemica), una sicura buona predisposizione a noi e al nostro corteggiamento, ovvero un “lasciapassare” che ci indichi di proseguire in quello che stiamo facendo poiché gradito all’altro.
Proviamo a esaminare cosa c’è di vero e cosa invece dobbiamo considerare meno attendibile nel mondo “body language” associato alle fasi del corteggiamento.
Oggi, in questa prima parte dell’articolo, parleremo delle posture e degli stili di contatto fisico. Eccovi svelate le principali verità e falsi miti correlati al “linguaggio non verbale dell’Amore”.
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Si definisce postura la posizione complessiva del corpo e degli arti (gli uni rispetto agli altri e il loro orientamento nello spazio) da mantenere contro la forza di gravità, durante movimenti coordinati o stazioni (erette, da seduti ecc.) alla base dell’equilibrio dinamico o statico del corpo.
La postura si può anche definire: “…l’atteggiamento corporeo, la posizione che il corpo assume come forma immediata di adattamento all’ambiente, e che si esprime con la tensione o il rilassamento dei muscoli.” (R. Anchisi, 1995).
Esistono circa 1500 posture, da seduti, in piedi o sdraiati, che l’essere umano può assumere. Talune possono essere mantenute lungamente, altre sono reazioni (micro-reazioni) brevi.
La postura del corpo – non solo nell’uomo, ma anche negli animali – è il primo elemento che trasmette informazioni sull‘ atteggiamento verso gli altri. Dal punto di vista delle emozioni l’atteggiamento corporeo esprime condizioni generali evidenti: aggressione, benevolenza, tensione, rilassatezza.
Le caratteristiche di alcune posture di base furono oggetto di ricerca da parte di James (1932):
– Postura inarcata in avanti: per manifestare attenzione e interesse.
– Postura con busto arretrato o spostato lateralmente : ritiro o evitamento, postura di rifiuto.
– Posture di espansione del corpo (ad esempio gonfiare il petto): il corpo viene percepito come più grande e “minaccioso” per manifestare dominanza, aggressività.
– Postura “Cascante” (posizione asimmetrica di braccia e gambe, con mani sciolte e corpo inclinato, testa china, petto incavato): posture di relax.
La ricerca è ancora in corso, ma lo studio delle posture (specie le modificazioni reattive posturali) è spesso correlato alle manifestazione delle emozioni universali (vedi: ESaC – Emotional Skills and Competencies), e quindi affidabile se valutato e confrontato con quanto emerge dagli altri 5 canali della comunicazione.
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Gli alter-adaptors, secondo Paul Ekman, sono movimenti etero-diretti di manipolazione su altre persone che gli individui realizzano nel corso dell’interazione (scambiare oggetti o contatti fisici con un’altra persona; aggiustare l’abbigliamento dell’altro nel corteggiamento, come forma di contatto; ecc.).
Evoluzionisticamente derivano dalle attività di allo-grooming che compivano i nostri progenitori ominidi, e che si riscontrano ancora nei primati antropomorfi (importantissima funzione sociale adattiva: le scimmie si “spulciano” vicendevolmente sia per pulirsi il pelo, sia per mantenere prossimità sociale e coesione con gli altri membri del gruppo).
Questi gesti diretti nei confronti dell’interlocutore originano dai primi contatti interpersonali con il caregiver durante l’infanzia e comprendono:
– Movimenti rilevanti per attaccare o proteggersi dagli attacchi (percuotere e parare i colpi dell’altro).
– Movimenti necessari per “stabilire affetto e intimità” (abbracci, carezze, baci), o invece di “ritiro e fuga” (spingere via l’altro).
– Movimenti correlati allo stabilire il contatto sessuale (inviti, flirt e il corteggiamento, o contatti correlabili in maniera diretta ai rapporti sessuali).
Questi manipolatori non sono necessariamente mostrati in maniera totale o completa quando occorrono durante una conversazione tra adulti, anche se possono essere esibiti nella loro interezza in ambienti più appartati e meno esposti al pubblico, o nelle conversazioni più stressogene o intime.
Chi è single ed è alla ricerca di questi gesti nell’altro deve considerare con attenzione questo aspetto cruciale: le abitudini comportamentali e i tratti estroversione/introversione diversi da persona a persona impattano grandemente nella valutazione di questi gesti, in quanto, come per la prossemica, persone che sono poco abituate a toccare o essere toccati nelle normali interazioni sociali possono emetterli o tollerarli in frequenza minore rispetto a persone estroverse e abituate ad utilizzarli per creare empatia e rapport con l’altro (si pensi a chi svolge un lavoro commerciale, o a chi in famiglia è sempre stato abituato così).
Inoltre, chi li manifesta con maggiore frequenza per abitudine, non necessariamente può voler manifestare disponibilità a corteggiare o a essere corteggiato, poiché si comporta in linea con il proprio stile comportamentale.
Chi per timidezza entra in contatto poco con l’altro, può essere in una fase di transizione in cui sta apprendendo come essere maggiormente relazionale, e i suoi tentativi goffi possono essere frutto del suo volersi mettere in gioco per accrescere la propria auto-efficacia nelle relazioni sociali.
Tutto e il contrario di tutto, quindi. Non possiamo desumere nulla da questi singoli gesti, ma dobbiamo valutare i 5 canali della comunicazione dell’altro quando li compie.
FINE CAPITOLO 1
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