Ekman, Friesen e Hager si sono dedicati alla stesura del primo atlante del volto umano, il Facial Action Coding System (FACS)1, che comprende una descrizione sistematica in parole, fotografie e filmati di come misurare i movimenti facciali in termini anatomici, scomponendoli in singole unità di movimento (AU – Action Unit).
Le combinazioni potenzialmente ottenute dall’attivazione simultanea di più Action Unit nello stesso momento coprono la globalità di tutte le possibili configurazioni facciali che un essere umano possa assumere (più di 10.000 in totale).
Nella stesura del loro strumento, gli autori studiarono a fondo i lavori di Duchenne (1862)2 e Hjorstjo (1970)3, dai quali appresero:
– quale conformazione facciale assume il volto, in risposta all’elettrostimolazione di singoli di muscoli facciali;
– la tecnica per muovere volontariamente e in modo separato questi muscoli, e il modo efficace per descriverli senza inferenze interpretative: il FACS, non utilizza, infatti, un approccio induttivo, bensì descrittivo, in modo da separare l’inferenza (interpretazione sul movimento, ad esempio “broncio” e “cipiglio aggressivo”) dalla sua oggettiva descrizione (ciò che è visibile; rispetto agli esempi di prima: “sollevatore del mento”, “avvicinare, contrarre e abbassare le sopracciglia”), differenziandosi quindi da altri sistemi di codifica del volto preesistenti4.
Ekman (2011)5 descrive in modo dettagliato il lavoro che intraprende chi osserva e scompone le espressioni nel volto umano mediante il FACS:
“[…] il codificatore che utilizza il FACS seziona ogni espressione osservata, scomponendola nelle singole unità (AUs – Action Units) che producono il movimento. Ciò avviene attraverso la visione ripetuta, rallentata e bloccata di alcune registrazioni, al fine di determinare quale unità – o combinazione di unità – può causare il cambiamento espressivo osservato. Il tabulato di un’espressione facciale consiste nella lista delle varie unità che la producono. Vengono inoltre determinate la precisa durata di ogni movimento, la sua intensità e le eventuali asimmetrie bilaterali”.
Un Codificatore Certificato FACS è in grado di studiare ogni conformazione assunta dal volto, base utile di partenza per l’analisi delle espressioni facciali e la loro decodifica (siano esse emozionali, usate per illustrare e accompagnare il discorso, che sostituiscano in modo emblematico le parole, oppure semplici smorfie prive di significato interpretabile).
Il Facial Action Coding System è il metodo più oggettivo, valido e attendibile di codifica delle mimiche del volto: tali requisiti sono fondamentali per chi pratica e si occupa di ricerca comportamentale, e vuole utilizzare un linguaggio tecnico ampiamente condiviso (pubblicazioni nelle maggiori riviste scientifiche di riferimento) come quello del FACS.
Il volto è però solo il primo dei 5 canali espressivi che analizza chi usa il metodo scientifico di Paul Ekman. Chi è professionalmente addestrato ai metodi ESaC edETaC, infatti, riesce allo stesso tempo ad analizzare nell’interlocutore:
– le espressioni facciali;
– il linguaggio del corpo;
– la voce;
– lo stile verbale;
– il contenuto verbale (quello che dice).
Specializzarsi solamente su di un solo elemento della comunicazione ci pone davanti a palesi limitazioni, poiché molte delle informazioni trasmesse dal nostro Sistema Nervoso Centrale (e Autonomo), si manifestano sotto forma di comportamenti complessi (verbali, para-verbali e non verbali), che coprono l’intera area espressiva della persona. Si pensi solo a quanto le oscillazioni della voce possano diversificarsi con l’insorgenza di forti emozioni; quanto i nostri gesti, le posture che assumiamo, le reazioni neurofisiologiche visibili (pallore, rossore, orripilazione, ecc.), se inseriti in una comunicazione, possano risultare utili elementi da indagare attraverso le domande.
Come definire poi se un comportamento da noi osservato è qualcosa di atipico per la persona che lo emette, o è nel suo usuale repertorio comportamentale? Il tracciare una precisa baseline del nostro interlocutore – con rigore, metodo e opportuna contestualizzazione – permette di fare osservazioni più complete, obiettive e attendibili.
Paul Ekman stesso ci ricorda che, a oggi, l’uomo è lo strumento più affidabile nella codifica e nell’interpretazione del comportamento umano (rispetto ai software di codifica automatica, riesce a tracciare meglio la baseline del volto e del body language della persona, oltre che contestualizzare in modo opportuno le variabili comunicative emesse). Ma anche l’osservatore umano, senza la debita formazione circa il come e il cosa guardare, può solo affidarsi all’istinto, al sesto senso, al caso o alla fortuna.
Usare il metodo scientifico, con un approccio falsificazionista come modus operandi, ci può permettere di fare la differenza: precisione, scrupoloso vaglio delle variabili e formulazione di ipotesi alternative, al fine di ottenere maggiore validità e attendibilità.
Cal Lightman (protagonista della serie televisiva “Lie to me” – FOX), purtroppo, è solo un personaggio di fantasia. Ma le “sue” tecniche, anzi le metodologie d’indagine di Paul Ekman, per fortuna, sono una concreta realtà.
Diego Ingrassia
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1 Descrizioni del FACS
2 Duchenne B. (1862), Mecanisme de la physionomie humaine ou analyse electrophysiologiçue de l’expression des passions, Paris: Bailliere.
3 Hjortsjo C. H. (1970), Man’s face and mimic language, Lund: Student-litteratur.
4 Metodi alternativi al FACS:
5 Ekman P. (2011), La seduzione delle bugie, Di Renzo Editore.
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