Ogni sistema è progettato per fornire i risultati che sta dando in quel determinato momento. Con questa affermazione, un po’ provocatoria, intendiamo dire che nelle organizzazioni, così come in altri sistemi, quali la famiglia e la coppia, le dinamiche sottostanti possono essere utilizzate come bussola per capire i motivi per cui alcune cose accadono.
Proviamo ad essere più concreti attraverso un esempio. Se un bambino di undici anni dorme ancora nel lettone con la mamma e il padre è costretto a passare le notti sul divano, è evidente che uno dei risultati sarà, con molta probabilità, la distanza a livello sessuale tra i due genitori. Le dinamiche relazionali e i relativi comportamenti, in questo caso piuttosto visibili, ci mostrano come la coppia sia impossibilitata nella sua intimità. Il bambino funge da separé tra i genitori. Chi desidera questa situazione? Chi lavora per chi? Come si posizionano le persone all’interno di un sistema non è casuale. Ci parla di significati nascosti, da ricercare attraverso domande specifiche, che ci offrono una spiegazione sul perché alcune cose accadano.
Com’è noto, i princìpi sistemici fondamentali sono stati esplorati dalla Scuola di Palo Alto e hanno messo in luce come le interazioni all’interno di un sistema influenzino i comportamenti e i risultati. Paul Watzlawick e i suoi collaboratori si sono concentrati sulle dinamiche relazionali nei sistemi umani, delineando cinque assiomi che sono alla base di questa corrente di pensiero e che troviamo esposti nella “Pragmatica della Comunicazione Umana”, il caposaldo per chiunque desideri approcciarsi alla visione sistemica della realtà. Tra i concetti base principali ricordiamo l’impossibilità di non comunicare, la circolarità della comunicazione per cui ogni azione provoca una reazione che a sua volta influisce sull’azione successiva e l’omeostasi dei sistemi. Quest’ultimo ci spiega come i sistemi tendano a mantenere un equilibrio e a resistere ai cambiamenti. La resistenza può manifestarsi in vari modi, come la negazione di nuove idee o l’esclusione di nuovi membri.
Pensiamo all’arrivo di un nuovo collaboratore in un team di lavoro già consolidato. All’inizio potrebbe sembrare che tutto si svolga senza intoppi, ma in realtà questo ingresso provoca un’onda d’urto. Il gruppo, abituato a una certa stabilità, può reagire in modi inaspettati. Si potrebbe osservare, ad esempio, un certo isolamento del nuovo membro, che si trova a dover affrontare non solo la sfida di integrarsi, ma anche le dinamiche preesistenti che lo circondano. È come se il sistema, per mantenere la sua condizione di stabilità, cercasse di escludere l’elemento estraneo, difendendosi dagli eventuali cambiamenti.
Il pensiero sistemico non è qualcosa che ci viene automatico. Siamo naturalmente portati a pensare in termini causali, a cercare spiegazioni lineari per eventi complessi. In questa situazione infatti potremmo dare la colpa al nuovo arrivato che non è sufficientemente intraprendente o al contrario che è una persona troppo direttiva e invadente. È lui o lei che crea quella condizione, non il team!
Ma in un mondo complesso come quello di oggi, pensare in questi termini è una strategia destinata a fallire. Diventa invece indispensabile allargare gli orizzonti sviluppando un nuovo paradigma di pensiero.
La realtà è complessa e interconnessa, e le situazioni aziendali raramente possono essere comprese attraverso una semplice analisi causa-effetto. Ed è qui che l’intelligenza sistemica si rivela fondamentale.
La formazione è un alleato prezioso all’interno delle organizzazioni. Interventi come il team coaching possono aiutare a sviluppare un pensiero sistemico fornendo strumenti e metodologie per comprendere le dinamiche di gruppo. Attraverso il coaching, i team imparano a riconoscere i propri schemi comportamentali e a esplorare come questi influenzano le interazioni e i risultati collettivi. Quando le cose si muovono rapidamente l’opportunità di riflessione e feedback è cruciale per una crescita personale e collettiva.
Fonte: Harvard Business Review Italia
Testo di Diego Ingrassia
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