Saper individuare e riconoscere le leve motivazionali che guidano le scelte e i comportamenti propri e dei nostri interlocutori è fondamentale per crescere noi stessi e far crescere gli altri. La capacità di saper toccare la giusta leva motivazionale è determinante per riuscire ad aprire le porte di una comunicazione efficace con gli altri, attraverso la scelta del linguaggio corretto.
Il mercato del lavoro, negli ultimi due anni, è stato caratterizzato da un fenomeno che non sembra accennare a fermarsi e che ha avuto una netta accelerata nel periodo post covid: un boom di dimissioni volontarie da parte di giovani che, improvvisamente, hanno deciso di lasciare il proprio lavoro per cambiare vita, dopo essersi fermati a riflettere – complice sicuramente la lunga pandemia – sul loro ruolo all’interno dell’organizzazione e sullo scopo del loro lavoro. Molto spesso, tuttavia, senza trovare una risposta. Ed è proprio questa incapacità di riconoscere la vera motivazione che spesso manda in crisi e porta a compiere scelte avventate. La motivazione è, infatti, un aspetto fondamentale nel processo di cambiamento, rende ragione delle scelte individuali, influisce fortemente sui comportamenti e diventa la parola chiave su cui si impernia la vita – professionale e personale – di ciascuno di noi. Per questo saper individuare e riconoscere le motivazioni che guidano le scelte ed i comportamenti propri e dei nostri interlocutori è fondamentale: per stare bene con noi stessi e sul lavoro. Ne abbiamo parlato con Diego Ingrassia, Executive Coach, CEO e Partner di I&G Management, che da oltre un anno collabora con Leonardo Assicurazioni sui temi della formazione nell’ambito delle competenze emotive
“La motivazione è l’acquisto della voglia di fare subito (la tempistica è un fattore determinante, per capire se una persona è motivata oppure no), dietro la spinta di valori condivisi – ci spiega Ingrassia. Non a caso ho usato il termine acquistare, perché la motivazione ha una dinamica relazionale che è molto legata alle dinamiche commerciali: significa riuscire a intercettare il bisogno dell’altro, significa comprendere quale leva motivazionale lo muove, per proporgli un’idea, un progetto attraverso la sua chiave di lettura. Con un approccio assolutamente etico, non manipolativo, ossia finalizzato non semplicemente a vendere un prodotto, bensì a riuscire a comprendere il bisogno dell’interlocutore per offrirgli una soluzione che lo soddisfi. Un aspetto particolarmente rilevante in una realtà lavorativa che si occupa di consulenza. Toccare la leva motivazionale dell’altro significa avere la curiosità di capire cosa lo muove. Non tutti, infatti, abbiamo le medesime leve motivazionali”.
“Molte persone non sanno rispondere alla domanda su quale sia la loro motivazione, così come molti manager non sanno se i loro uomini siano motivati o meno. In realtà tutti noi siamo motivati, l’importante è scoprire da cosa. Spesso sappiamo bene quello che non vogliamo, ma non altrettanto chiaramente quello che vogliamo. Diceva Cechov: “Nei certificati di nascita è scritto dove e quando uno viene al mondo ma non viene mai specificato il motivo e lo scopo”.
Secondo il pedagogista tedesco Edward Spranger sono sei le leve motivazionali che ci spingono ad agire.
Le motivazioni si formano durante la crescita, sono influenzate dall’educazione che abbiamo ricevuto, dall’ambiente nel quale siamo cresciuti, dalle frequentazioni scolastiche e dalle amicizie che abbiamo avuto. Sono il nostro marchio di fabbrica, ciò che ci caratterizza e che ci accompagna per il resto della nostra vita e, infine i valori che cerchiamo di trasmettere ai nostri figli. Tutti noi abbiamo una leva motivazionale prevalente che governa la nostra vita e altre due che ci aiutano a prendere le decisioni. Tre delle sei, invece, sono basse. Spesso però ci manca un metodo per comprendere quali possano essere. Serve quindi prima di tutto un processo di alfabetizzazione da un punto di vista emotivo e motivazionale – bisognerebbe iniziare già da piccoli, a scuola – per imparare a riconoscere le motivazioni attraverso il linguaggio e poi saper adeguare il nostro linguaggio al sistema di valori di chi abbiamo di fronte per comunicare più efficacemente. Le persone utilizzano, infatti, un linguaggio che è frutto del loro sistema di valori, quindi saper riconoscere le parole che le persone usano e saperle inserire all’interno di un panel motivazionale, fa la differenza”
“Philip Dick, autore dei romanzi di fantascienza come Blade Runner, diceva che “la realtà è solo un punto di vista e lo strumento più importante per governarla è il controllo delle parole”.
Se vogliamo aprire un canale comunicativo efficace con il nostro interlocutore, dobbiamo fare leva sulle sue leve motivazionali, utilizzando il linguaggio che gli è più familiare e allineando la scelta delle nostre parole al suo mondo lessicale. Per farlo è necessario sapere quali indicatori rappresentano lo specchio del suo sistema di valori e le parole che usa più frequentemente. Decodificare le leve motivazionali degli altri ci permette dunque di aprire le porte della relazione, di scoprire i reali interessi e desideri di chi ci sta di fronte e di confezionare un linguaggio con “le parole dell’altro”. Come diceva il filosofo viennese Ludwig Wittgenstein “I limiti del mondo sono i limiti del mio linguaggio”. Quando descriviamo le cose utilizzando inconsapevolmente le parole che ci sono più familiari, è come se vedessimo il mondo solo con la nostra lente. Se invece cominciamo ad adeguarci al linguaggio delle leve motivazionali altrui, ampliamo la visione del mondo e arriviamo a quello che Marcel Proust definiva il vero viaggio di scoperta: non cercare nuove terre, ma avere nuovi occhi. L’uso appropriato delle motivazioni, sia per noi che per gli altri, ci aiuta ad avere prospettive diverse. L’obiettivo è acquisire una maggiore consapevolezza del sistema di valori di riferimento dell’interlocutore e in base a questo scegliere come personalizzare il messaggio che si vuole trasferire”.
Certo – conclude Ingrassia – bisogna anche “sfatare” il mito della ricerca spasmodica della felicità, che è stata addirittura inserita come diritto inalienabile dell’uomo nella Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America del 1776. Nella realtà, infatti, la felicità non è un obiettivo da raggiungere una volta per tutte, ma qualcosa da ricercare in tutte le piccole cose della quotidianità. Chi è permanentemente alla ricerca della felicità, rischia la depressione perché non la troverà mai. Attraverso la consapevolezza delle nostre motivazioni, possiamo riuscire a trovare uno scopo anche nelle piccole cose di tutti i giorni, nella vita privata come nel lavoro. Avendo la pazienza di aspettare che i risultati arrivino e con un po’ di spirito di sacrificio che oggi spesso si è perso come valore”.
Intervista di Francesca Pavesi 30 giugno 2022, Leonardo Assicurazioni
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