Il “So di non sapere” di Socrate è una frase storica che ha fatto il giro del mondo, ma soprattutto è una presa di coscienza che ci narra l’importanza di trovare un equilibrio tra il valore personale e il riconoscimento dei propri limiti.
Nell’era della complessità e dell’interconnessione ancora troppo spesso la visione tradizionale del leader come figura autoritaria e infallibile domina l’immaginario collettivo. Eppure, in un mondo così mutevole, quest’immagine rischia di essere anacronistica e limitante.
Il grande filosofo greco ammetteva con umiltà di non conoscere la maggior parte delle cose presenti al mondo e questo atteggiamento, lungi da essere un segno di debolezza, era piuttosto una via d’accesso al miglioramento continuo.
La parola “umiltà” deriva dal latino “humus“, che significa “terra fertile”. Come il suolo fertile rappresenta il substrato essenziale per la crescita e lo sviluppo della vegetazione, allo stesso modo l’umiltà si configura come il terreno più idoneo per far germogliare la conoscenza e l’acquisizione di nuove competenze all’interno di un’azienda.
La terra accoglie i semi che le vengono affidati per poi rilasciarli sotto forma piante e arbusti, allo stesso modo una organizzazione guidata da una leadership umile è pronta a recepire gli stimoli e le proposte provenienti da tutti i collaboratori, trasformandoli in opportunità di crescita.
Questo valore consente di creare fiducia in un mondo del lavoro che richiede sempre più un mix di competenze e conoscenze che nessun individuo può padroneggiare da solo. Un leader umile è cosciente dei propri limiti e non teme di ammetterli apertamente. Ha un’accurata consapevolezza delle proprie capacità e al tempo stesso sa apprezzare il contributo altrui. Inoltre, il focus non esclusivo su di sé permette di avere un miglior autocontrollo, prezioso quando sono in gioco scelte delicate. Alcuni studi hanno dimostrato infatti che un’attenzione ossessiva su di sé può portare paradossalmente ad un minor controllo.
Coltivare l’umiltà non è solo una scelta etica, ma anche una strategia vincente per guidare le organizzazioni verso traguardi sempre più ambiziosi.
Testo di Diego Ingrassia
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