Quando si parla di decisioni, soprattutto quelle importanti, è opinione comune che sarebbe necessario prenderle con equilibrio e ragionevolezza. Imprenditori e manager sono continuamente coinvolti in scelte più o meno complesse che riguardano lo sviluppo dei loro prodotti, la gestione dei loro team, la messa a punto di strategie aziendali che conducano verso obiettivi prefissati e tanto altro. I danni che potrebbero derivare da decisioni prese con poca lucidità sono dunque notevoli.
Alcuni parlano di “sangue freddo” riferendosi alla capacità di mantenere la calma anche nei momenti più difficili, ma si tratta piuttosto di regolazione emotiva. Peccato però che la nostra parte razionale non possa essere totalmente distaccata da quella emotiva. Attività cognitive ed emozioni lavorano in maniera autonoma ma non indipendente, le scelte che facciamo sono sempre influenzate dalle nostre emozioni e spesso, anche se non ce ne accorgiamo, possono essere fonte di distorsioni cognitive o bias.
I bias sono errori di giudizio che derivano da esperienze e concetti preesistenti che non sono necessariamente connessi tra loro da legami logici, ma che il nostro cervello sceglie di mettere insieme seguendo la via più comoda. In molte occasioni queste scorciatoie mentali si rivelano utili perché ci consentono di arrivare con rapidità e intuito a soluzioni adeguate su problemi di scarsa rilevanza. Di fronte a problemi più complessi, però, raramente queste semplificazioni mentali sono in grado di produrre buoni risultati.
Si pensi, ad esempio, a un amministratore delegato di un’azienda tecnologica che è fortemente convinto che un nuovo prodotto sia una rivoluzione nel suo settore. Nonostante i feedback negativi dei clienti durante la fase di test, il Ceo decide ugualmente di lanciare il prodotto basandosi sulla propria convinzione. Non è difficile, in situazioni simili, immaginare scarsi risultati con un conseguente danno reputazionale e finanziario. Nel caso specifico, la decisione è stata presa seguendo la tendenza di ricercare conferme per le proprie opinioni, ignorando invece le informazioni che le contraddicono. Si tratta del bias di conferma che è alimentato dall’emozione della paura, la paura dell’incertezza o di sbagliare. Spesso, quando siamo vittime di questo bias, siamo motivati a cercare conferme che ci rassicurino e riducano l’ansia associata alla possibilità di essere in errore e di dover cambiare le nostre opinioni.
Un secondo bias cui bisogna far attenzione quando si prendono decisioni importanti è il bias dell’avversione alla perdita. Questo bias si basa sulla nostra tendenza a evitare le perdite piuttosto che cercare i guadagni equivalenti. L’emozione sottostante è la tristezza che ci spinge nel prendere decisioni conservative per evitare potenziali danni.
Di contrasto, il bias del presente può essere motivato da diverse emozioni, tra cui la felicità e le sue derivate, come per esempio l’entusiasmo, legato al piacere di ricevere qualcosa immediatamente. Diverse esperienze hanno messo in luce come immagini e spot che dimostrano la possibilità di ottenere ingenti guadagni nel presente, senza tuttavia fornire alcuna garanzia per il futuro, inducano i soggetti a fare scelte finanziarie sconsiderate.
Questi sono solo alcuni esempi di emozioni alla base dei bias cognitivi che muovono le nostre scelte quotidiane; gli studi ci insegnano che ve ne sono molti di più e non sempre facili da svelare.
Come fare allora per difenderci e poter praticare scelte consapevoli? I corsi di formazione in azienda permettono di allenarci a individuarli e a evitare di esserne troppo influenzati. L’esercizio e la capacità di mettere in dubbio le nostre opinioni sono il punto di partenza. Come scrisse il filosofo francese René Descartes: “Dubito, dunque penso, dunque sono”. Il dubbio è uno strumento di autoconsapevolezza fondamentale, perché solo mettendo in discussione le nostre opinioni preesistenti possiamo aprirci a nuove prospettive e acquisire quindi una comprensione più profonda del mondo che ci circonda.
Testo di Diego Ingrassia
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