L’interesse per la dimensione emotiva è in costante crescita nel mondo delle organizzazioni. Un tempo ai manager veniva richiesto di lasciare le emozioni al di fuori del lavoro e di occuparsi solo di questioni concrete, oggi per fortuna lo scenario è decisamente mutato. Molti studi confermano come alcuni aspetti dell’intelligenza emotiva siano predittivi di una performance efficace, e finalmente comincia a farsi strada la convinzione che la presenza di manager emotivamente intelligenti rappresenti un vantaggio strategico per le aziende. Considerazioni che oggi assumono un significato particolarmente importante in uno scenario globale caratterizzato da grandi incertezze.
Le emozioni sono una dotazione naturale di straordinaria importanza, meccanismi perfetti, affinati nel corso dell’evoluzione della nostra specie. La loro particolare efficacia risiede nella possibilità di metterci nella condizione di produrre risposte efficaci per la tutela del nostro equilibrio psicofisico, in modo automatico, quindi in assenza di una mediazione cognitiva. Ma questa efficacia viene meno se, per qualche ragione, non riusciamo a individuare una causa scatenante. L’esempio più recente di questa situazione è quello che ognuno di noi ha vissuto durante il primo periodo della pandemia, una condizione più assimilabile all’ansia che alla paura, perché il pericolo arrivava da un nemico indefinito, rispetto al quale neppure gli esperti erano in grado di esprimere certezze. L’ansia, a differenza della paura, è una manifestazione tipicamente umana perché si proietta nel tempo, verso un futuro immaginato come pericoloso, anche in assenza di una minaccia reale. È importante comprendere questa differenza: le emozioni hanno un tempo definito e una causa scatenante, definita trigger, questa loro caratteristica peculiare è ciò che le distingue da uno stato d’animo, un umore o un sentimento, che sono manifestazioni comportamentali prolungate nel tempo e largamente influenzate da componenti soggettive e culturali. Solo in questo modo riusciamo a comprendere la funzione adattiva delle emozioni che si sono evolute con il preciso obiettivo di proteggerci e di garantire il nostro equilibrio vitale di fronte alle aggressioni dell’ambiente.
Riuscire a sviluppare una buona consapevolezza delle nostre emozioni può tuttavia aiutarci nelle situazioni di incertezza, quando diviene necessario saper accettare una fase di inevitabile disorientamento. Lavorare su noi stessi è quindi il primo passo importante da affrontare, perché è vero che noi non siamo più soggetti ai pericoli che minacciavano quotidianamente i nostri antenati, ma il nostro organismo continua a essere programmato per reagire in modo automatico, e questo avviene anche di fronte a minacce solamente immaginate, ma percepite come assolutamente reali dalla nostra mente. Questa consapevolezza è alla base di un percorso che insegna a riconoscere le proprie emozioni, a comprenderne le cause e il significato per poterle poi gestire. Solo dopo questa prima fase è possibile imparare a riconoscere e saper gestire le emozioni di chi si relaziona con noi, competenza che si rivela davvero strategica nei momenti di incertezza.
Tutto questo può essere trasmesso attraverso una formazione specifica alle persone che devono saper gestire queste situazioni all’interno delle organizzazioni. Oggi questo tipo di attività è particolarmente importante di fronte a uno scenario segnato da instabilità, profondi cambiamenti che hanno inciso nella vita di tutti noi e l’inevitabile messa in discussione di molte antiche certezze. È del tutto normale, quindi, che nelle situazioni in cui prevale un quadro di incertezza si evochi la paura. La paura è probabilmente una delle emozioni più coinvolte, ma non è detto che sia l’unica, l’analisi attenta delle situazioni rivela spesso altre componenti come la rabbia o la tristezza per esempio. Comprendere queste differenze è fondamentale per una corretta gestione di questi fenomeni.
La vita agiata della modernità ha coltivato per lungo tempo l’illusione di poter eliminare ogni malessere, ogni fatica, ogni paura, lo scenario attuale ci ricorda invece, in tutta la sua crudezza, che questo non è possibile. L’ascolto delle emozioni, e la consapevolezza che ne deriva, rappresenta una grande opportunità per diventare giorno dopo giorno un po’ più saggi e un po’ più forti.
Articolo di Diego Ingrassia
Il tuo carrello è vuoto.