di Roberta Imbimbo
Dottor Ingrassia, è passato un anno dal nostro primo incontro, come va la vostra attività, anche in riferimento al particolare momento storico che stiamo vivendo?
A breve partirà il secondo anno di corso della nostra Scuola di Coaching a indirizzo Emotivo Comportamentale. L’interesse sempre forte che registriamo nei confronti degli aspetti emotivi da parte delle aziende nostre clienti, che sempre più spesso ci richiedono percorsi di formazione dedicati a questo tema, ci rende consapevoli di aver fatto una scelta giusta e importante. La situazione attuale che stiamo vivendo è sotto gli occhi di tutti; la cosiddetta ripartenza, sulla quale molti avevano riposto grandi speranze, è indubbiamente in atto, ma si muove ancora in un quadro di grandi incertezze. Le scelte che stanno operando le aziende sono tra loro diverse, in alcuni casi mi sembra di notare una certa ansia di ristabilire in qualche modo, al più presto, la situazione che abbiamo lasciato ormai due anni fa. Il termine “new normal”, citato da moltissime fonti, rivela in fondo questo, e ci rende consapevoli di cosa stanno vivendo le persone ora. Nell’attività di coaching, in questo momento, è molto importante cercare di aiutare le persone a ritrovare il loro equilibrio emotivo, gli aspetti tecnico-specialistici del lavoro vengono dopo.
Vorrei capire meglio come il vostro approccio al coaching riesce ad aiutare le persone da questo punto di vista.
L’essenza di un processo di coaching è il cambiamento, e noi tutti in questo momento siamo coinvolti in una sorta di grande mutamento, è normale che molte persone vivano questa situazione come un disagio. Chiaramente l’entità di questo disagio varia da persona a persona, ma non bisogna sottovalutare queste situazioni. Il fenomeno della “Great Resignation” – persone che decidono spontaneamente di licenziarsi, di abbandonare il loro lavoro, segnalato per la prima volta negli Stati Uniti – comincia ad assumere proporzioni significative anche nel nostro Paese. Questo scenario richiede una grande attenzione quando ci troviamo a seguire un manager in un percorso di coaching. Mai come oggi è diventato importante saper spingere il nostro ascolto oltre le parole. L’attenzione a tutto quanto accade nel mondo emotivo del coachee, osservabile attraverso le reazioni comportamentali, è l’elemento distintivo della nostra Scuola di Coaching. L’emozione usa il corpo come teatro e un coach preparato può aiutare a sentire, e a dar voce a questa rappresentazione, perché nulla meglio delle emozioni è capace di generare il processo di cambiamento.
Una persona che partecipa al vostro corso è in grado di acquisire queste competenze?
Certo, noi diamo grande importanza a questo aspetto. È fondamentale, tuttavia, ricordare che tutto ciò diventa percorribile solo accettando di partire dalla consapevolezza del proprio mondo emotivo, elemento a nostro avviso imprescindibile nelle competenze di un coach e aspetto determinante del percorso di formazione che proponiamo. Riprendendo quanto abbiamo detto all’inizio, il grande interesse che si è creato attorno alle emozioni è sicuramente una grande opportunità di dare risalto e consistenza alle competenze emotive, e di creare situazioni di maggior benessere nelle aziende, come abbiamo visto ce n’è un grande bisogno. Ma è necessario che tutto questo venga seguito con un approccio serio, caratterizzato da impegno, responsabilità e facendo sempre riferimento a solide basi scientifiche.
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