Traduzione dell’articolo di Judy Foreman, “A CONVERSATION WITH: PAUL EKMAN” – THE 43 FACIAL MUSCLES THAT REVEAL EVEN THE MOST FLEETING EMOTIONS, pubblicato in data 5 Agosto 2003 – The New York Times
Paul Ekman, professore di psicologia, diventato il più famoso “Face Reader” al mondo, è molto richiesto in questi giorni.
Il Dalai Lama e il Prof. Ekman, che si sono incontrati due volte, hanno trovato una forte sinergia nel modo di considerare le emozioni umane: questa convergenza di opinioni ha indotto il Dalai Lama a finanziare il Prof. Ekman con 50.000 dollari come capitale iniziale, al fine di permettergli di studiare e migliorare l’equilibrio emotivo in insegnanti e altre persone esposte a rischio, che hanno impieghi in posti di lavoro molto stressanti e pressanti.
L’ FBI, la CIA e le Forze di Polizia internazionali si sono rivolti al Dr. Ekman per imparare a leggere i sottili indicatori d’emozione – nel volto, nella voce e nel linguaggio del corpo – in potenziali assassini, terroristi o persone ritenute sospette durante i controlli aeroportuali.
In tutto il mondo, più di 500 persone – tra neurologi, psichiatri e psicologi – hanno imparato uno strumento di ricerca del
Dr. Ekman chiamato FACS, o Facial Action Coding System, che permette di decifrare quale tra i 43 muscoli del volto stanno lavorando in un dato momento, anche quando un’emozione è così fugace che la persona che la sperimenta può non esserne consapevole.
Quella dettagliata conoscenza delle espressioni facciali è valsa al Dr. Ekman il ruolo di consulente scientifico nei film d’animazione editi da Pixar e Industrial Light & Magic, e per loro e con loro ha costruito un data base di espressioni facciali digitalizzate, grazie al quale lo spettatore si sente subito coinvolto e vive con i personaggi le loro emozioni. E questo, insieme al progresso delle tecnologie d’animazione, rende sempre più straordinaria, unica, l’esperienza al cinema degli spettatori.
Con sede presso l’University of California Medical School di San Francisco, il Dr. Ekman ci ha rilasciato un’intervista telefonica.
INTERVISTATORE: Perché e quando ha deciso di diventare uno psicologo?
DR. EKMAN: Mia madre, che ora credo avesse un disturbo bipolare, si suicidò quando avevo 14 anni, per questo decisi di studiare psicologia e le persone come lei, cercando di capire disturbi emotivi.
INTERVISTATORE: Che cosa Le ha fatto decidere di concentrare i suoi studi sul volto? La voce non è altrettanto rivelatrice?
DR. EKMAN: La voce è assolutamente altrettanto rivelatrice. Ma io ero un fotografo, avevo iniziato a 12 anni, quindi ho saputo utilizzare questa mia abilità anche nello studio del volto.
INTERVISTATORE: Quali sono le emozioni umane di base?
DR. EKMAN: Ci sono sette emozioni universalmente rappresentate allo stesso modo in tutti i popoli del mondo, che sono chiaramente distinguibili: rabbia, tristezza, paura, sorpresa, disgusto, disprezzo e felicità.
INTERVISTATORE: L’amore non è un sentimento umano di base?
DR. EKMAN: L’amore romantico e quello genitoriale sono più duraturi delle emozioni, anche se sono anch’essi emotivamente molto carichi. Io non mi sento soltanto felice con mia figlia. A volte mi sento preoccupato, a volte sono sorpreso, e qualche volta potrei provare rabbia. Si tratta di un attaccamento, non uno stato emotivo fugace. Uno stato emotivo, tra l’altro, è ancora diverso dalle emozioni. Dura meno di un attaccamento, anche se talvolta può durare per alcune ore o anche di più.
INTERVISTATORE: Più di 100 anni fa Charles Darwin ipotizzò che le espressioni facciali umane potessero essere universali. Gli antropologi come Margaret Mead pensavano invece il contrario. Cosa ne pensa?
DR. EKMAN: Inizialmente, nel 1965, pensavo che Margaret Mead avesse probabilmente ragione. Ma ho deciso di ottenere le prove oggettive che mi permettessero di risolvere tale diatriba. Ho mostrato immagini di espressioni facciali negli Stati Uniti, Giappone, Argentina, Cile e Brasile e ha scoperto che le persone giudicavano le espressioni nello stesso modo, a prescindere da dove provenissero. Ma questo non era esaustivo per me, perché tutte queste persone potevano aver imparato il significato di tali espressioni guardando Charlie Chaplin e John Wayne. Avevo bisogno di gente isolata dai media, non esposte al mondo moderno civilizzato. Li ho trovati negli altopiani della Papua Nuova Guinea. Hanno giudicato non solo le espressioni nello stesso modo, ma le loro espressioni esibite, che ho registrato con una macchina da presa, erano facilmente riconoscibili dalle persone in Occidente.
INTERVISTATORE: Una delle Sue scoperte più interessanti è quella inerente al fatto che se una persona assume sul suo viso una certa espressione, egli effettivamente può sentire l’emozione corrispondente. In altre parole, le emozioni funzionano dall’esterno verso l’interno-esterno. Per provare felicità basta davvero l’assumere una faccia felice?
DR. EKMAN: In un modo molto limitato, sì. Il problema della felicità è che, mentre tutti possono sorridere, la maggior parte delle persone non può muovere un muscolo fondamentale intorno agli occhi che deve essere attivato per generare la fisiologia della felicità. Con la rabbia o il disgusto invece, ognuno di noi può fare in modo molto semplice i movimenti facciali giusti, e accedere quindi alle sensazioni fisiche collegate a quelle emozioni.
INTERVISTATORE: Se ho subito iniezioni di Botox su tutto il viso e non sono riuscito a fare le espressioni normali, le mie emozioni potrebbero essere attenuate a causa di questo?
DR. EKMAN: Probabilmente no. Ho fatto uno studio con Robert Levenson, professore di psicologia presso la University of California a Berkeley, sulle persone che erano nate con paralisi facciale. Non abbiamo trovato alcuna compromissione nella loro capacità di riconoscere o provare emozioni. Esiste però un problema con il Botox. Esso limita la motricità facciale spontanea e può quindi rendere le persone meno attraenti.
INTERVISTATORE: Le persone mentono con il loro viso per tutto il tempo, non è vero? Lei stai facendo uno studio chiamato Diogenes Project con Maureen O’Sullivan, psicologa presso l’Università di San Francisco, per vedere come alcune persone, meno dell’1% della popolazione, sono eccezionalmente brave a usare le espressioni facciali, gli elementi vocali, il linguaggio del corpo e le parole degli altri per riconoscere i bugiardi. Come fanno?
DR. EKMAN: Cosa più importante, sono molto motivati, attenti osservatori che, senza una formazione specifica, sono naturalmente in grado di individuare indizi sottili di emozioni nascoste, le microespressioni. Si tratta di espressioni intense molto veloci di emozioni nascoste, che la maggior parte delle persone lascia sfuggire perché in genere durano meno di un quarto di secondo.
INTERVISTATORE: Ci sono alcune categorie professionali particolarmente brave a riconoscere dalle espressioni facciali negli altri la verità dalla menzogna?
DR. EKMAN: Sì, i Servizi Segreti. Molti degli agenti che abbiamo studiato erano accurati l’ 80% delle volte nel distinguere tra verità e menzogna.
INTERVISTATORE: Come fanno gli psichiatri a individuare i bugiardi?
DR. EKMAN: In realtà non sono migliori dei loro colleghi matricole. Si avvicinano al tirare a caso.
INTERVISTATORE: Quindi come si fa a distinguere un sorriso falso da uno vero?
DR. EKMAN: In un sorriso falso, solo il muscolo zygomatic major, che va dallo zigomo verso l’angolo delle labbra, si muove. In un sorriso vero, le sopracciglia e la pelle tra le palpebre superiori e le sopracciglia scendono leggermente. Il muscolo in questione è l’ orbicularis oculi, pars lateralis.
INTERVISTATORE: Le persone comuni possono anch’esse imparare a distinguere le espressioni reali da quelle fasulle?
DR. EKMAN: Con mia grande sorpresa, la gente può imparare a fare questo in meno di un’ora. Ho sviluppato un software che insegna alle persone a farlo in fretta. Pensavo che ci sarebbe voluto molto più tempo.
INTERVISTATORE: Lei ha incontrato il Dalai Lama tre anni fa a Dharamsala, in India. Come è stato?
DR. EKMAN: È stato straordinario. Mia figlia mi ha condotto da lui. Quando aveva 16 anni, è andata in Nepal e ha vissuto in un campo profughi tibetano. Tornò in USA con l’umore alle stelle e iniziò una scuola superiore Free Tibet club. Quando ho sentito che ci sarebbe stato un incontro tra il Dalai Lama e alcuni scienziati occidentali per parlare di emozioni, mi sono offerto volontario, in modo da poter portare là mia figlia. Fino ad allora, non avevo avuto alcun interesse per il Buddismo.
INTERVISTATORE: Questo incontro col Dalai Lama come ha cambiato la Sua vita o la Sua prospettiva sulle emozioni?
DR. EKMAN: Per prima cosa, ho cominciato a studiare i monaci buddisti nel mio laboratorio. Inoltre, ero a metà strada nella scrittura di ”Emotion Revealed ” quando l’ho incontrato. E a seguito di ciò, mi toccò riscriverlo da capo. Ho affinato le mie nozioni grazie alle nuove informazioni derivate dalle pratiche buddhiste. Cruciale per come ci sentiamo è l’essere consapevoli di come ci si sente nel momento presente. In primo luogo, la conditio sine qua non è renderci conto che stiamo provando un’emozione. Quanto prima si riconosce un’emozione, tanto prima si potrà iniziare a gestirla.
In termini buddhisti, è il riconoscere la scintilla prima che diventi fiamma. In termini occidentali, è cercare di aumentare il divario tra impulso e il dire o il fare qualcosa di cui ci si potrebbe pentire.
Il tuo carrello è vuoto.