In un articolo edito da Harvard Business Review, Susan David e Christina Congleton ci espongono il loro punto di vista rispetto all’Intelligenza Emotiva, introducendo un nuovo concetto: l’ Agilità Emotiva.
Secondo le due psicologhe, è un luogo comune assai consolidato quello che afferma che pensieri o emozioni “negative” non debbano trovar spazio in ufficio.
Secondo questa logica i dirigenti devono “sempre” mostrarsi forti o trasmettere entusiasmo ai propri collaboratori. Essi devono infondere fiducia e smorzare ogni emozione sconveniente che nasce in loro. Ma questo va contro la biologia di base. Tutti gli esseri umani sani hanno un flusso interiore di pensieri e sentimenti che includono la critica, il dubbio e la paura.
Queste emozioni e sentimenti sono adattativi in termini evoluzionistici: cercano di anticipare e risolvere i problemi ed evitare le potenziali insidie dell’ambiente ed è anche per questa ragione che non possiamo definirle “negative”.
Le autrici hanno riscontrato, nella loro pratica di consulenti e formatrici aziendali, che i leader non hanno problemi per il fatto di avere emozioni o pensieri indesiderabili (poiché è normale averli), bensì perché si lasciano sopraffare da essi.
Questo avviene in due modi: trovando conferma delle proprie opinioni oppure assecondando i propri interlocutori.
Quando danno importanza ai propri pensieri li trattano come se fossero fatti concreti e oggettivi, e li generalizzano anziché contestualizzarli al momento:
«…mi è capitata la stessa cosa nel mio precedente lavoro … quindi io sono un fallito in ogni lavoro che faccio o farò…»
Evitano le situazioni che richiedano un’analoga prestazione:
«…non ho intenzione di affrontare tale nuova sfida…»
Eccedono nella razionalizzazione degli eventi:
« …non dovrei avere pensieri come questo … io so che non sono un fallimento totale»
Mentre quando assecondano i propri sostenitori, si cimentano impulsivamente in attività anche quando queste vanno contro i loro valori fondamentali e i loro obiettivi:
«…coraggio! Provaci! Assumendo un tale nuovo incarico, ti sarà sicuramente possibile superare il fallimento…»
In entrambi i casi, i leader dedicano troppa attenzione alle loro “chiacchiere interne”, e sprecano quindi importanti risorse cognitive che potrebbero essere impiegate in modo migliore.
Questo è un problema frequente: spesso è perpetuato da strategie del tutto personali di gestione delle emozioni (la persona non chiede consiglio e agisce senza supporto del professionista).
Spesso i dirigenti manifestano ansia da prestazione, poiché possiedono scarsa consapevolezza della corretta modalità di gestione del tempo e delle priorità; possono provare gelosia per il successo altrui, la paura del rifiuto, o altre cognizioni od emozioni potenzialmente disfunzionali per il perseguimento degli obiettivi lavorativi preposti.
Chiaramente, queste tecniche non funzionano. Anzi. È ampiamente dimostrato che il tentativo di minimizzare o ignorare le emozioni e i pensieri serve solo ad amplificarli:
«….Chiudi gli occhi, e NON pensare all’ ELEFANTE ROSA!… »
I leader efficaci sanno gestire costruttivamente i propri pensieri e i propri sentimenti, e ottengono il successo auspicato: questa modalità adattativa è definita Agilità Emotiva.
L’ Agilità Emotiva può aiutare le persone ad alleviare lo stress, a ridurre gli errori, ad essere più innovative, e a migliorare le prestazioni lavorative.
Le autrici propongono quattro pratiche – adattate al modello Acceptance and Commitment Therapy (ACT), originariamente sviluppato dalla University of Nevada psicologo Steven C. Hayes – che sono progettati in forma auto-somministrabile:
1. RICONOSCERE I PROPRI MODELLI
2. ETICHETTARE I PROPRI PENSIERI E LE PROPRIE EMOZIONI
3. ACCETTAZIONE DEI PENSIERI E DELLE EMOZIONI
4. AGIRE SUI PROPRI VALORI
LE QUATTRO FASI
RICONOSCERE I PROPRI MODELLI
Il primo passo utile allo sviluppo dell’agilità emotiva è quello di notare quando vi sentite invischiati, sopraffatti dai vostri pensieri e sentimenti.
Ci sono alcuni segnali rivelatori:
ETICHETTARE I PROPRI PENSIERI E LE PROPRIE EMOZIONI
Quando ci si sente sopraffatti, l’attenzione viene convogliata in modo totale sui pensieri e sentimenti che affollano la nostra mente; non c’è spazio per esaminarli razionalmente.
Una strategia che può aiutare a prendere in considerazione la tua situazione con maggiore obiettività è il semplice atto di etichettatura.
Proprio come si chiama “pane” un pane, chiamare un pensiero “pensiero” e un’emozione “emozione”.
Il pensiero:
“Io non sto facendo abbastanza al lavoro o a casa”
Diventa:
“…sto avendo il pensiero che non sto facendo abbastanza al lavoro o a casa….”
Allo stesso modo:
“…il mio collega ha sbagliato, mi fa arrabbiare”
Diventa:
“…sto avendo il pensiero che il mio collega stia sbagliando, e sto provando rabbia…”
L’etichettatura permette di vedere i vostri pensieri e sentimenti per quello che sono: fonti transitorie di dati che possono o meno rivelarsi utili.
Pratiche di Mindfulness non solo migliorano il comportamento e il benessere, ma promuovono anche cambiamenti biologici positivi nel cervello e a livello cellulare.
ACCETTAZIONE DEI PENSIERI E DELLE EMOZIONI
L’opposto di controllo (delle emozioni e dei pensieri) è l’accettazione, che comporta il rispondere alle vostre idee e sentimenti con un atteggiamento aperto, prestando attenzione ad essi e concedendosi di sperimentarli in modo naturale, senza coercizioni.
Si possono fare 10 respiri profondi e notare tutto ciò che sta accadendo nel momento presente. Cosa sta succedendo, sia internamente che esternamente.
La cosa importante è quello di mostrare verso sé stessi (e verso gli altri) po’ di “Compassion” (che non significa “compassione”, bensì comprensione con atteggiamento benevolo e aperto al Sé e nei confronti degli altri).
AGIRE SUI PROPRI VALORI
Quando ci si sgancia dai pensieri e dalle emozioni “negative”, si espande l’attenzione e la comprensione delle scelte da intraprendere. Si può decidere di agire in un modo che si allinea con i propri valori.
Ci si focalizza su obbiettivi a breve o a lungo termine?
Che tipo di leadership si vuole adottare?
Il flusso dei pensieri nella mente scorre all’infinito, e le emozioni cambiano come il meteo, ma i valori rimangono certezze, e possono essere chiamati in qualsiasi momento, in qualsiasi situazione.
Se desiderate verificare quali tipologie di valori seguite quando affrontate una complessa situazione di lavoro, eccovi un veloce PRE-TEST self-report.
Questo elenco è tratto dal Personal Values Card Sort (2001), sviluppato da WR Miller, J. C’de Baca, DB Matthews, e P.L. Wilbourne, della University of New Mexico.
La prossima volta che prendete una decisione lavorativa concernente un compito stressante, chiedetevi se questa è coerente con uno o più di questi valori:
• Precisione
• Raggiungimento dell’obiettivo
• Spirito d’avventura, iniziativa
• Autorità (agire con)
• Autonomia
• Premura, avere cura
• Competitività
• Cambiamento
• Comfort, comodità
• “Compassion” (comprensione empatica dei sentimenti altrui)
• Utilitarismo (introiti economici)
• Cooperazione
• Cortesia
• Creatività
• Affidabilità
• Senso del dovere
• Valore della famiglia
• Clemenza, comprensione, perdono
• Valore dell’amicizia
• Divertimento
• Generosità
• Autenticità, genuinità
• Crescita e sviluppo
• Salute
• Disponibilità, cortesia
• Onestà
• Umiltà
• Senso dell’umorismo
• Senso di giustizia
• Acquisire conoscenza
• Svago, agio
• Competenza, padronanza
• Sobrietà, moderazione
• Anticonformismo
• Apertura mentale
• Per ordine ricevuto
• Passione
• Popolarità
• Potere, forza
• Avere uno scopo
• Razionalità
• Realismo
• Senso di responsabilità
• Rischio (sapersi prendere un)
• Sicurezza
• Conoscenza personale
• Supporto, assistenza
• Semplicità, essenzialità
• Senso di stabilità
• Tolleranza
• Tradizionalista
• Lusso, agiatezza
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