Le bugie hanno le gambe corte. Sacrosanta verità. Ora più che mai. Al Festival della Psicologia di Milano, stamane, sono stati presentati gli studi di Paul Ekman sulle smorfie che permetterebbero di riconoscere inconfutabilmente le menzogne.
A presiedere l’evento John Pearse, psicologo forense di Scotland Yard e vice presidente del Paul Ekman Group, e Diego Ingrassia di I&G Management.
La ricerca, finanziata dal governo statunitense, si basa su teorie del passato, a partire da Charles Darwin e Silvan Tomkins, passando attraverso le analisi effettuate in tutto il mondo e indagando su ogni minimo comune denominatore nelle espressioni facciali associate alle emozioni. Una ricerca accurata e particolareggiata.
Secondo quanto emerso dagli studi, le emozioni base universali sarebbero espresse nella stessa maniera da tutti gli abitanti del pianeta.
Ekman ha codificato il Facial Action Coding System (Facs), un metodo per interpretare anche i più piccoli movimenti facciali.
Così anche i minimi gesti del corpo, il tono di voce e lo sguardo diventano segnali inequivocabili per indagare sulla credibilità delle persone.
Ma questi indicatori, da soli, non sarebbero in grado di fornire delle certezze assolute. È necessario individuare quei momenti in cui il linguaggio verbale e quello non verbale si contraddicono. Queste discrepanze non dimostrano automaticamente che una persona stia mentendo, ma possono guidare un osservatore attento e preparato verso le domande giuste, e permettergli di indirizzare l’indagine verso le aree maggiormente credibili.
In alcuni campi dell’attività umana saper giudicare correttamente l’attendibilità di un individuo è tutto. In un interrogatorio di polizia riuscire a cogliere il minimo sentore di impostura consentirebbe di evitare di commettere imperdonabili errori giudiziari; in un colloquio lavorativo saper discernere i candidati seri da quelli meno affidabili, permetterebbe di non assumere soggetti che metterebbero a rischio l’azienda causando gravi danni alla società.
La validità della teoria è già stata testata in America: “Alcuni anni fa la dogana americana fermava 72.000 persone l’anno”, spiega Diego Ingrassia, “ma di queste, pochissime venivano poi trattenute in quanto effettivamente responsabili di violazioni. Nell’anno successivo all’introduzione del metodo di Ekman, il numero dei fermati è sceso a circa un terzo, ma quello degli arresti è salito a oltre 150 persone contro i 9 dell’anno precedente”.
Mentire è una pratica quotidiana. Spesso la bugia ha alle base motivazioni banali, anzi a volte lo si fa con buone intenzioni. Dunque, è sempre necessario svelare chi mente? “La menzogna spesso è un meccanismo di difesa che non causa danno, e per alcuni soggetti come gli adolescenti, poi, è parte integrante del processo di crescita. In questi casi va rispettata, così, anche se a volte ci rendiamo conto di qualcosa di strano in quel che ci dice nostro figlio, bisogna capire quando è il caso di approfondire e svelare una bugia, e quando invece è meglio lasciar perdere”, avverte Diego Ingrassia ponendo l’accento sull’importanza di etica e buon senso da adoperare in questi casi.
Costanza Di Nunno (Il Giornale del 17/10/2013)
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